Non esiste una definizione esaustiva di qualità urbana, tuttavia possiamo affermare che la sua richiesta nelle nostre città ha giocato un ruolo molto importante nello sviluppo e diffusione delle tecnologie di facciata, come le pareti verdi.
Qualche definizione
Negli anni Ottanta l’architetto Mario Zaffagnini scriveva a proposito della qualità urbana come un equilibrio tra tradizione ed innovazione , sfera privata e spazi collettivi, tra residenza e servizi e tra riposo e lavoro. Dunque una qualità urbana intesa come un insieme fatto di più sfaccettature e complesso, che è però capace di valorizzare la qualità dei singoli elementi della città, dal colore dei muri alla tessitura delle pavimentazioni stradali.
Nel corso dell’ultimo secolo, vi è stato il susseguirsi di una serie di modelli di riferimento per la qualità ambientale, a cominciare dal paradigma igienista del XIX secolo, al funzionalista proposto dal movimento moderno, fino ad un approccio più sensibile alla dimensione umana.
Il comfort degli spazi aperti e pubblici
A cavallo degli anni Ottanta, fu condotta una sperimentazione del Prof. Bosselmann e dal Dipartimento di City and Regional Planning di della University of California, per individuare le regole di sviluppo volumetrico delle città, capaci di garantire il maggior livello di confort sugli spazi aperti e pubblici della città. Secondo questa sperimentazione, si è cercato all’interno dello stesso tessuto urbano e degli equilibri che ne governano il quotidiano funzionamento, gli strumenti più idonei allo sviluppo.
Questa visione organica della città troverà, tra gli anni Ottanta e Novanta, terreni di sperimentazione come avvenuto a Curitiba in Brasile, dove attraverso il lavoro di urbanisti provenienti da tutto il mondo, sotto la guida del sindaco Jaime Lemer, si è riusciti a trasformare una città industrializzata e povera di risorse naturali e culturali in un modello di sviluppo per i paesi emergenti.
Questo è stato possibile attraverso due strategie: la creazione di una rete di trasporto pubblico efficiente su gomma e una programmazione negli anni di un gran numero di piccoli interventi di riqualificazione, come giardinetti e tanti alberi per non perdere mai il contatto con la natura.
Attraverso questi piccoli interventi, definiti da Lemer come un’«agopuntura urbana», si è riusciti ad instaurare anche un senso di appartenenza alla città, in una popolazione costituita prevalentemente da emigranti, utilizzando la qualità degli spazi urbani come strumento per cerare qualità sociale.
Gli elementi della qualità urbana
L’impiego consapevole del verde è dunque una risorsa dalle grandi potenzialità per la qualità ambientale degli spazi urbani. Anche l’approccio sistemico al problema della gestione urbana, non attraverso la progettazione di grandi opere, ma attraverso piccoli interventi diretti è un altro elemento molto importante.
Rappresentano entrambi i principi che pongono la qualità ambientale degli spazi urbani al centro delle politiche di sviluppo delle città con un conseguente sviluppo delle tecnologie per la creazione di involucri edilizi naturalizzati, come ad esempio attraverso l’impiego delle pareti verdi.