Frank Lloyd Wright (1867-1959) fu uno dei primi architetti a rompere con l’«eclettismo» , ancora in voga alla fine dell’Ottocento – ovvero quell’architettura che permetteva il recupero di stili di epoche precedenti – proponendo una nuova concezione spaziale.
Il nuovo concetto di spazio
La concezione dello spazio di Frank Lloyd Wright era basata sull’intersezione di semplici volumi geometrici, traendo liberamente ispirazione da modelli storici anticlassici. Lo sviluppo del suo linguaggio architettonico era legato a diverse suggestioni e riferimenti, tratti dall’architettura tradizionale: dalle grandi case in legno americane alle culture native centroamericane, come quella maya, fino alla tradizione costruttiva giapponese.
L’architettura organica
Il termine architettura organica si deve ad un atteggiamento progettuale attento al rapporto armonico tra le parti e il tutto, all’armonia tra l’uomo e la natura. Wright si volse all’approfondimento del rapporto tra l’individuo e lo spazio architettonico e fra questo e la natura assunta come fondamentale riferimento esterno-interno. Tale attenzione si manifesta nella ricerca di una sintonia tra la costruzione e l’ambiente, nell’uso di materiali naturali e nella fluidità degli spazi interni.
Wright sostiene un’architettura che ha come idea trainante il rifiuto della sola ricerca estetica o il semplice gusto superficiale. La progettazione architettonica deve creare quindi un’armonia tra l’uomo e la natura, costruire un nuovo sistema in equilibrio tra ambiente costruito ed ambiente naturale, attraverso l’integrazione dei vari elementi inseriti dall’uomo – costruzioni e arredi – e quelli naturali del sito. Tutti diventano parte di un unico interconnesso organismo spazio – architettonico.
I principi dell’architettura organica
In un articolo pubblicato nel 1908 dalla rivista «Architectural Record», dal titolo «In the cause of architecture», Wright sintetizzò i sei principi fondamentali dell’architettura organica:
- La semplicità, raggiungibile solo con l’eliminazione degli elementi superflui, compreso le pareti divisorie interne, e la concezione delle stanze come luogo chiuso. La semplificazione della pianta corrisponde ad una semplificazione della vita domestica con meno servitù.
- Lo stile, nel senso che vi è la necessità che ci siano tanti stili di case quanti sono gli stili degli uomini.
- Il rapporto armonico tra l’edificio e l’ambiente: un edificio dovrebbe apparire come naturalmente nato dal terreno dove è situato. Anche l’arredamento deve essere parte integrante ed organica dell’edificio e gli impianti incorporati come elementi integrati nella struttura.
- La necessità di scegliere colori in armonia con il paesaggio.
- La necessità di valorizzare i materiali nel loro aspetto naturale ed evidenziare il sistema costruttivo degli edifici, rendendo evidenti gli elementi portanti e quelli portati. Per quanto riguarda la combinazione dei diversi materiali, è preferibile possibilmente sceglierne uno, la cui natura si leghi all’edificio divenendo espressione della sua funzione;
- L’esigenza di integrità spirituale dell’architettura: secondo Wright un edificio deve possedere qualità analoghe a quelle umane: sincerità, verità e grazia, per garantirne la durevolezza, al di là delle mode passeggere.