Burle Marx è stato il paesaggista che per primo ha dato il via alla verticalizzazione del verde, basata sul principio del distaccamento delle piante dal suolo, e dunque all’idea di muro vegetale applicato al contesto urbano.
Burle Marx e le prime pareti verdi
Burle Marx operò principalmente a Rio de Janeiro, in Brasile, dove realizzò numerosi giardini, creati con svariate specie vegetali come le «bromeliacee» e le specie sassicole, che erano in grado di crescere sulle rocce granitiche che si trovavano in quella zona.
Per le sue opere, l’architetto inseriva anche altre tipologie di piante, come le «epifitiche», le «orchidee» e le «bromeliacee», poiché aveva scoperto la loro peculiarità di piante parassitarie, ovvero capaci di trarre nutrimento dai vegetali a quali si appoggiano. Le potenzialità estetiche di queste piante sono mostrate ad esempio dal «Parco dell’Università di Florianópolis».
Ma è negli anni Trenta che Marx inizia ad integrare la vegetazione all’architettura, con il giardino pensile per il «Ministero della Salute e dell’Istruzione» di Rio, che trae ispirazione da un progetto architettonico di Lucio Costa e di Le Corbusier.
Pian piano, Marx realizzerà giardini sempre più privi di qualunque accesso al suolo naturale, anche grazie alle frequenti collaborazioni con architetti come Oscar Niemeyer; ad esempio il progetto del «Banco Safra» a San Paolo è un giardino orizzontale costituito quasi interamente da minerali che contrastano colonne fatte di piante e sezioni di muri verdi.
Per la realizzazione di quest’opera, il botanico brasiliano applicò alle pareti spessi strati di radici di felci, sulle quali ha fatto crescere le bromeliacee. Stessa cosa per le colonne, ricoperte invece da epifitiche.
In questo modo Burle Marx introduce in ambito urbanistico i primi esempi di muro vegetale e negli anni Sessanta sempre più artisti si dimostreranno sensibili nei confronti dell’ecologia tematica.
Si dovranno aspettare gli anni Settanta per l’avvento della vera e propria «Green Architecture» di cui i principali portavoce furono James Wines e Emilio Ambasz. Tale corrente riprende la tradizione dell’architettura alternativa di Frank Lloyd Wright, ponendosi in contrapposizione con le tendenze dell’epoca.
La Green Architecture
Inizialmente si trattava di sviluppare un’architettura che prendeva in considerazione la dimensione dell’ambiente, che comunemente viene chiamato «il sito». Per questo, nacque una rivista chiamata proprio «Il Site», che ben presto divenne un gruppo a cui parteciparono numerosi artisti come Nancy Holt, Robert Smithson e Vito Acconci e architetti del calibro di Robert Venturi, Peter Cook, Gianni Pettena e Emilio Ambasz.
I primi progetti del gruppo «Site» e dell’architetto Wines erano focalizzati su una ricerca costante di nuove soluzioni che permettessero di modificare le rappresentazioni dominanti in architettura. Un esempio di questo concetto fu il progetto «High Rise of Homes» del 1981, che prevedeva il posizionamento verticale di tante piccole abitazioni indipendenti, ognuna con il proprio giardino. La stessa idea fu ripresa venti anni dopo con il progetto« Tower Flower» di Edouard Francois. Entrambi i progetti hanno in comune la verticalizzazione, al fine di conferire ai cittadini i vantaggi tipici della campagna, pur abitando in città.